lunedì 17 ottobre 2011

CAPITOLO V - La via prosegue

il dolce sapore del mattino andava girovagando per le tortuose stradine che attraversavano il bosco. Il Sole era ormai sorto, e di tanto in tanto qualche animaletto scendeva da un albero o usciva dalla sua tana per cercare del cibo. I raggi del Sole arrivavano piuttosto fievoli, poichè il cielo era macchiato da consistenti nubi e gli alberi del bosco impedivano il passaggio di buona parte della luce. Qualche fiumiciattolo osava attraversare il perimetro del bosco, ma andava poi scemando in piccoli laghetti circondati da imponenti alberi. Questi poi, apparivano molto forti e splendenti, carichi di foglie verde smeraldo e taluni con qualche frutto commestibile. Agli eroi tutto pareva agghiacciante; non trovavano conforto in nulla, e il loro unico desiderio era quello di allontanarsi il più possibile da quel maledetto bosco. Con passi agitati si avvicinavano pian piano all'uscita della foresta, un po' più brulla e con alberi più bassi e giovani. Qualche fascio di luce riusciva a passare, e dava sempre speranza e conforto alla congrega: si trovavano ora nelle Terre di Creosin, famose per la loro vastezza e la la presenza di sottospecie di alberi d'un colore verdastro. La grigia terra di quel posto salutava definitivamente l'insidioso bosco. Gli eroi decisero di accamparsi provvisoriamente, al fine di riprendere le forze e riorganizzare cavalcatura e armamenti. Molti gettarono stancamente il bagaglio e per terra, e come privi di forze si fecero cadere su questi. Malvin era totalmente sconvolto, non sapeva cosa pensare, o cosa dire, si sedette sul granulare terreno e si guardò attorno. La strada era ora notoriamente diversa, a tratti ricca di curve e facilmente confondibile con il colore della amara terra.Ciò che stupiva era la totale monotonia e omogeneità dell'ambiente, totalmente disabitato. Dopo qualche tempo la congrega si accorse che Verulest era scomparso, ma Teledith riferì che si era allontanato in cerca di qualche rimedio naturale per Teclion, accasciato supino per terra e apparentemente privo di vita.-Io e Somerun ci vediamo costretti dal separarci da voi per qualche ora: ci servo-
no nuove frecce, ma coglieremo l'occasione per prendere un po' di selvaggina-disse Yitar.
L'alba era finalmente giunta, come un'occhio timido che lentamente s'alza dalla sua barriera di nuvole candide. A Malvin venne in mente una poesia che suo padre gli aveva insegnato:

"Dorato il viso,
calde le braccia,
d'affetto e premura,
ei abbraccia il suo vicino;
scarno, ricco, freddo,
bramoso e orgoglioso,
lontano e vicino,
ma solo."

Le ore passavano lentamente. Il tutto poi, era rallentato dalla triste monotonia del paesaggio, che, anche se inizialmente aveva dato un briciolo di speranza, ora era la causa della loro depressione.-Maledetti esseri! Sto ancora sanguinando! I prossimi mostriciattoli che incontrerò faranno una tremenda fine.-,-Calmati, Sigoreth.-intervenne Galestor,-Non
prendertela con loro, la colpa in fin dei conti è nostra se sono divenuti così ostili... sono dell'idea che se mai prima d'ora questi esseri  hanno attaccato l'uomo, è molto probabile che gli abbiamo fatto qualcosa, e penso che il motivo sia riconducibile agli alberi abbattuti che abbiamo visto in precedenza. E' come se distruggessero la tua abitazione e tu fossi costretto a vivere senza un posto certo.-. Una smorfia fu la risposta di Sigoreth. Malvin ebbe come l'impressione che Galestor fosse un uomo di saggia negligenza e di acuta razionalità, ma poco loquace. Fino ad allora non si erano mai parlati, ma desiderava ardentemente condividere con lui le loro tristezze, come la perdita della figura paterna. Finalmente, giunse il Ramingo. Portava con sè due cavalli e il mulo dispersi, inoltre sul collo aveva una sacca a tracolla apparentemente piena.-Ebbene? Si è per caso risvegliato il mago? Temo che sia in gravi condizioni se ciò non è accaduto-disse Verulest. Un mago! Si erano portati dietro un mago! Malvin non credeva alle sue orecchie. Ora si spiegava il suo vecchio bastone e quell'intarsiato libro. Comunque quel provvisorio entusiasmo non fu di solievo per Malvin, dato che Teclion non dava ancora segni di vita.
Si dice che i maghi allora fossero davvero rarissimi. Qualcuno sosteneva che si nasceva mago, qualcun altro invece diceva che c'era un accademia apposita per divenirlo. La realtà è una via di mezzo. Alla nascita, un mago si poteva riconoscere dalla presenza di un simbolo circolare sulla schiena: a seconda della grandezza di questo, si poteva determinare la saggezza del mago stesso. Una volta giunta la pubertà, il "mago" doveva necessariamente spostarsi all'accademia di aure, un posto ignoto agli Umani ma certamente situato a Sud. Ad un'età quasi adulta si manifestavano le prime potenzialità e abilità. Nell'accademia c'erano anche specializzazioni per magie diverse dal punto di vista elementale. Teclion aveva scelto la luce, portatrice divina. Verulest si avvicinò prima a Sigoreth, e, prese delle bende di stoffa dalla sacca, cercò come poteva di impredire la fuoriuscita di sangue dall'avambraccio del guerriero. Sigoreth lo ringraziò, e per un attimo si senti sollevato. Subito dopo il Semiumano si diresse da Teclion, ancora sdraiato per terra. Cercava di capire cosa gli fosse accaduto osservando dapprima il viso, per poi passare al resto del corpo. Non vi trovò nessuna ferita, tuttavia era certo che il colore della pelle era notoriamente più chiaro.-Questo ragazzo ha bisogno di qualcosa di caldo. Presto, passatemi i vostri manti pesanti, non penso che adesso vi servano.- Verulest lo coprì con due manti, nonostante il Sole fosse piuttosto radioso. In seguito, trasse dalla borsa delle radici di chissà quale pianta trovata a Treanor: Lentamente gliele passò davanti al viso facendo in modo che gli odori che esse emanavano penetrassero nella sua pelle. Alcune le tagliuzzò con un coltellino da caccia e le inserì nelle cibarie del mago.-Badate di non toccare per nessuna ragione questo cibo, ne assaporatelo, per voi potrebbe essere altamente nocivo. Ahimè! Teclion è privo di forze, e per rimmetterlo in sesto saranno già passati due Soli e due Lune. Non possiamo fermarci per questo tempo, quindi lo caricheremo su due dei muli nel modo più confortevole possibile.-,-So che siete stremati per la vicenda di ieri sera, ma questo è solo l'inizio, quindi non vi rattristite. Se vi interessa saperlo, le creature che abbiamo incontrato sono dei Gherblin, creature un tempo prodigiose e benevole che conoscevo col nome di Treavin, ma ora corrotte dal male del bosco. Non ne incontreremo più nel nostro itinerario.-. Qualche sbuffo di sollievo risuonò tra la congrega.
Gli avventurieri cominciarono a muoversi verso Nord-Est. Sotto indicazione di Verulest, deviarono leggermente dal sentiero perdendolo di vista, per poi ritrovarlo davanti ai loro occhi e rivolto a Nord. Il terreno era ideale per i cavalli, quali non sentivano minimamente l'impatto con la terra, tuttavia l'andatura era piuttosto lenta, ostacolata dalla poca velocità dei muli per Teclion. Questa volta erano Yitar e Somerun a chiudere la fila, con un'andatura lenta dovuta alla ricerca di legna. Il Sole era ormai al culmine del cielo e picchiava sulla triste terra priva di colore; non vi erano nuvole, nè uccelli, solo un corpo fiammeggiante in un mare asciutto. Se la congrega dapprima si lamentava per la presenza di alberi, ora se ne dispiaceva amaramente. Quei pochi arbusti scarni ricordavano piante desertiche, e in effetti anche il terreno mutava pian piano in polvere. Tutti conoscevano la Creosin, ma nessuno sapeva che erano terre desertiche, morte e vecchie. Un' aria secca e pungente risvegliò completamente gli avventurieri, ora più che mai intenti ad accelerare il passo e non fare alcuna sosta. Galestor, Sigoreth e Teledith si sfilarono le pesanti armature, rimanendo in leggere vesti bardate. Yitar e il fratello cominciavano a dimostrare qualche alterazione, probabilmente per l'incessante caldo. Malvin invece, ancora incredulo per la notizia su Teclion, e spaventato per l'assalto nel bosco, non si stupì nel vedere la facilità con cui Verulest affrontava il cammino. Dopo altre incessanti ore, il burbero Sole si decise a calare, dando spazio all'assonnata Luna, piena per metà. La variazione di temperaturà colpì gli eroi immediatamente, tant'è che ciascuno prese
dal proprio bagaglio una veste pesante. Nessuno parlava. Potevano andare avanti anche per ore, seguendo il ramingo, tuttavia anche quest'ultimo accennava segni di stanchezza e sonno, curvandosi pian piano su se stesso. Il sentiero oramai non esisteva più, Verulest era l'unico riferimento per spostarsi.-Bene, direi che è giunto il momento di accamparci, tirate fuori tende e paletti, per questa notte dormiremo qua. Come il giorno che è venuto, cerchiamo di stare il più vicini possibili, e stavolta ci sarà un uomo di guardia per ogni ora della notte, non possiamo correre altri rischi...- Ovviamente la notizia non piaque agli eroi, ma d'altronde era la cosa migliore, dato che il giorno prima si erano salvati per pura fortuna e grazie all'occhio acuto di Malvin. Il primo turno di guardia lo cominciarono i due fratelli, che prima di tutti desideravano ardentemente di dormire il più possibile, per poi svegliarsi ad un'ora non tardiva e intagliare frecce. A seguire venivano i tre guerrieri e poi Malvin. Verulest si rinchiuse in una tenda con Teclion. Qualche incomprensibile borbottio e delle emanazioni purpuree uscivano a stento dalle fessure della tenda, incuriosendo il malcapitato di guardia, che tuttavia
non osava immischiarsi negli affari di Verulest. La nottata trascorse calma e piatta, concedendo riposo a chi ne necessitava, e momenti di riflessione a chi servivano. Ogni tanto qualche indomita creatura si avvicinava furtivamente all'accampamento, attratta dalla luce del fuoco di campo, ma o faceva la fine di quei fastidiosi insettini bruciati, o se aveva sfortuna diventava preda dei due arcieri. Finalmente Malvin prese sonno; anche se sentiva il duro terreno sulla sua schiena, ero troppo stanco per non dormire. Ogni tanto ripensava alle vicende precedenti, e ancora non ci credeva, cercava anche di capire se il suo destino fosse lontanamente legato a questo assurdo viaggio, ma non riusciva a rispondersi; ciò che forse lo allietava, era un lontano ritorno a casa, nel suo soffice e caldo letto...

NOTA: Questo è solo un abbozzo del  cap. V. La descrizione del mago non piace neanche a me, vedrò di cambiarla ;)

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