lunedì 17 ottobre 2011

CAPITOLO IV - La triste Treanor

-Alzati pigrone! Non ti aspetteremo di certo quando sarà giunta l'ora di partire!-.L'ammonizione di Verulest svegliò quasi completamente il pigro Malvin. Era davvero una splendida mattinata: l'aria frizzante e umida accarezzava le piante di granoturco causando un un'ondulazione quasi magica, gli uccelli s'apprestavano a cercare cibo per i piccoli, e il Sole fiacco si risvegliava. Malvin notò che tutti gli altri avventurieri erano svegli e stavano già preparando i loro bagagli aggiungendovi delle cibarie fornite da Siclione. Quest'ultimo invece, aveva radunato nello spiazzo fuori dal casolare otto cavalli sellati e tre muli robusti addetti al trasporto di tende e paletti. Malvin ancora non capiva questa grande gentilezza da parte di Siclione,-Forse-, pensava,-Verulest deve avergli fatto un grande favore in passato.-.-Ti vuoi preparare o no?-interloquì il Ramingo,-Si subito! Scusami, ero sovrapensiero.-. Un'occhiata di sfuggita fu la risposta del Semiumano, troppo intento a finire il bagaglio.
Dopo una breve colazione a base di frutta e uova, Malvin rifece il suo bagaglio,aggiungendoci qualche nuova veste, un mantello pesante, vivande a lunga durata, e un bastone da passeggio. Stranamente, cominciava a sentirsi attratto dal viaggio, e non vedeva l'ora di partire. Finalmente gli eroi erano fuori dall'abitazione, e lieti assaporavano la calura del Sole, taluni contemplandolo per il suo splendore, tal'altri standosene fermi sul posto. Ciascuno salì sul proprio cavallo, ma questa volta i discorsi tra gli eroi parevano più fittizzi, e non di rado Malvin sentì parlare anche Teclion. Yitar e Somerun amavano molto parlare fra di loro, spesso scherzando, o meravigliandosi di qualche splendore della natura; invece, i tre guerrieri, ostacolati dall'orgoglio, non si scambiavano nemmeno una parola. Malvin dal canto suo esaminava scrupolosamente qualsiasi mossa di Teclion, come se si aspettasse che prima o poi facesse qualcosa di straordinario e memorabile, ma ciò non
accadde. O almeno non adesso. Teclion da parte sua, leggeva un piccolo libro dalle decorazioni argentee e di notevole pregiatura, e spesso acconsentiva col capo su delle frasi lette oppure le ripeteva a bassa voce, come se stesse cercando di ricordarsele in modo permanente. Il curvo Ramingo si posizionò a capo della fila, inoltre ordinò a Sigoreth, Teledith e Galestor di vegliare sui muli, e per tale motivo li posizionò alla termine della fila.
I due arcieri proseguivano accanto a Malvin, mentre Teclion tendeva sempre a stare il più possibile vicino a Verulest. La congrega infine partì: Siclione li salutò per l'ultima volta e diede a ciascuno di loro una parte di corno di bue cavo, da utilizzare in caso di pericolo. Gli eroi se ne andarono per il sentiero con un animo turbato e triste, consapevoli del fatto che non avrebbero più incontrato per il loro cammino persone come Siclione Conet. Al termine della fattoria, il sentiero andava diramandosi verso un piccolo boschetto, in gran parte spoglio, a causa degli abbattimenti di alberi da parte degli Umani. Più volte gli avventurieri dovettero scegliere tra due o più strade da intraprendere, e tante volte Verulest seppe precisamente dove andare. Passare per quel bosco provocò in Malvin una sorta di compassione e tristezza per gli alberi deceduti; quello che non capiva era se le emozioni che provava erano sue o forse erano gli alberi rimasti a trasmettergliele. In seguito scoprì grazie a Verulest che quello era il bosco di Treanor, un tempo abitato da mistiche creature di piccola statura e dalle orecchie aguzze, e si dice che con l'arrivo degli umani queste siano fuggite sottoterra o nei meandri del bosco.-Ti vedo turbato, cosa succede?-disse Yitar-Sei triste per aver lasciato la città?-,-No, almeno non adesso. Non capisco perchè ma questo bosco nasconde qualcosa in più di qualche semplice albero, e forse le dicerie sulle creature che lo popolano non sono del tutto infondate... Non ti sembra troppo silenzioso? Come se fosse stato imposto agli animali di tacere e di nascondersi da noi. Ma queste sono solo supposizioni, potrei enormemente sbagliarmi.-rispose Malvin.-E invece ti comprendo, io e Somerun abbiamo provato le tue stesse emozioni appena entrati nella selva. Consiglierei di seguire scrupolosamente la via, e di non cimentarsi in scorciatoie per il bosco.-. Malvin approvò le parole di Yitar, e un po' più turbato proseguì il viaggio. Verulest invece proseguiva con estrema naturalezza, dal momento che conosceva questi posti come il palmo della sua mano. Spesso Teclion gli rivolgeva qualche domanda, e il Ramingo cercava di rispondergli il più privatamente possibile.-Maledetti insetti! Andate a dare fastidio da qualche altra parte! Non sono commestibile!- intervenì Sigoreth, seguito da qualche risatina di Galestor e Teledith. Man mano che si addentravano nel bosco, i cavalli e i muli parevano sempre più irrequieti, come se percepissero pericoli non vedibili dagli uomini. I due fratelli se ne accorsero subito, e proposero a Verulest di accamparsi in qualche posto tranquillo. Vista la tarda ora e le lunghe ore di cammino intraprese, ci fu una sosta leggermente fuori dal sentiero principale. Ognuno si avvide di prepararsi il proprio "letto", ma nessuno montò una tenda, vista la bella afa che aveva caratterizzato l'intera giornata. Verulest, anche se cercava di non farlo notare, sembrava piuttosto scosso, ed aveva in volto un'espressione preoccupata. Gli eroi si posizionarono il più vicino possible tra loro, formando una specie di fila, chiusa da Malvin da un'estremità, e dal Semiumano dall'altra. Dopo circa mezz'ora di inquietante silenzio, qualcuno cominciò ad avere paura, una paura alimentata dal fatto che non si conosceva il pericolo ne si era sicuri che c'era davvero. Malvin, forse per la prima volta della sua vita, non riusciva a prendere sonno, nonostante il fuoco da campo fosse stato da tempo spento. Si girò e rigirò ma si accorse che normalmente quando prendeva sonno era solito sentire filtrare dalle finestre della camera quello stridulo verso dei grilli notturni, che da noioso si era rivelato fondamentale per prendere sonno. D'un tratto, giratosi dalla parte opposta rispetto agli altri,notò o almeno quella era la sua impressione, due occhietti gialli e penetranti, con pupille ristrette simile a quelle di rettili, che truci lo fissavano. Istantaneamente si alzò in piedi, e rovinò per terra uscendo dal sacco a pelo. Sputando quel poco di terra finitogli in bocca, corse ad avvertire Verulest, il quale stava beatamente dormendo. -Svegliati, svegliati! C'è qualcosa tra i cespugli! Non siamo soli.-qualche ghigno infimo accompagnò le parole di Malvin. Subito il Ramingo si alzò in piedi, e si precipitò a svegliare gli eroi restanti.Forse non sapeva di preciso stava per succedere,ma di certo non voleva che succedesse lì, tra le ombrose e fitte piante del bosco.-Su veloci! Non c'è tempo per spiegare! Dirigetevi immediatamente verso il sentiero!-. La congrega si spostò in modo disordinato verso la strada principale, seguita dal rumore di piccoli e rapidi passi.-Sguainate spade ed archi, potremo essere attaccati da qualche strana creatura!- Galestor, Teledith e Sigoreth seguirono prontamente le incitazioni di Verulest e colmi d'ira impugnarono spada e scudo; Yitar e Somerun cercarono di fare il meno rumore possibile, mentre Teclion rimase curvo e fermo, ma col bastone stretto tra le dita. Malvin prese per la prima volta dopo tanto tempo una spada in mano, e si pentì di non essersi allenato i giorni precedenti: il peso della lama e dello scudo esercitavano delle pressioni troppo ardue da sopportare. Gli eroi si disposero a cerchio, dimodochè fossero difesi da tutti i fronti. Tuttavia ciò che sentirono fu solo un pacato e soffocato silenzio, interrotto dai loro pesanti respiri. Dopo circa dieci minuti qualcuno cominciò ad abbassare la guardia mentre altri guardavano dubbiosi il tenebroso bosco circostante. Infine, un urletto stridulo e un tonfo risvegliarono completamente gli eroi: qualcosa era caduto dagli alberi e si stava dirigendo verso di loro.-Fate attenzione, e non sottovalutate ciò che ci assalirà! Non conosco la loro natura, ma sono quasi sicuro che abbiano cattive intenzioni.-disse Verulest. Una specie di pipistrello, fatta eccezione per la mancanza di ali, alto poco più di cinque piedi e dalle snelle zampe, si avventò su Sigoreth, puntando ad un suo braccio. Con estrema facilità trapassò ad artigliate la sua armatura finendo per ferirlo. Yitar prontamente scoccò una freccia e con estrema precisione riuscì a colpire l'orrenda creatura nel fianco destro del suo esile corpicino. Questa cadde a terra, e con delle acute grida pareva invocasse aiuto. E infatti fu cosi. Ben presto si sentì uno sciamare di passi che si dirigevano verso di loro, accompagnati da orripilanti grida e da parole umanamente incomprensibili. Ciò che impaurì maggiormente gli eroi fu la mancanza di luce, ma anche il sentire quegli urletti fastidiosi avvicinarsi sempre di più e in modo uniforme da tutte le parti. Decine di quelle strane creature spuntarono dai cespugli circostanti: erano circondati e inermi. I due arcieri riuscirono ad atterrarne più di due sparando frecce in direzioni casuali, ma l'orda di mostriciattoli avanzava imperterrita. D'un tratto, Teclion si eresse in tutta la sua altezza e finalmente si mostrò qual'era. Era un ragazzo giovane di certo, ma le rughe sulla sua faccia preludevano qualcosa di arcano in lui stesso, dovute alla sua scrupolosa dedizione nell'imparare incantesimi ed aure. Alzandò il bastone e piegando il capo all'indietro, sotto lo stupore di tutti richiamò dal cielo un lampo abbagliante che entrato in contatto con il suo bastone, si irradiò per tutta la foresta come fosse un'onda possente che con se porta via tutto, e per pochi secondi il bosco fu abbagliato e illuminato da luce bianca. Le creaturine che avevano sferrato l'attacco alla congrega, tremendamente impaurite se ne tornarono da dove erano venute per non farsi mai più rivedere. Ancora sconvolti, gli avventurieri seguirono la voce di Verulest -Per di qua, svelti!-,  leggermente abbagliati dalla luce divina fecero riferimento al solo udito. L'intero bosco era ora lluminato e mostrava le terribili espressioni di quegli anziani alberi, conferendo al tutto un aspetto agghiacciante. Malvin arrancò faticosamente, trascinandosi bagaglio e pesanti armi. Teclion invece, era stato preso dal Semiumano e portato sul suo cavallo: era infatti svenuto.

NOTA: Questo è solo un abbozzo del cap. IV.

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