lunedì 17 ottobre 2011

CAPITOLO I - Candem


Malvin si svegliò di soprassalto. Non ricordava cosa avesse sognato, sapeva solo che ripensandoci gli correva un brivido su per la schiena, simile a piccoli ragnetti dalle zampette acuminate e penetranti. La continuità di incubi e la visione di creature letteralmente terrificanti nei suoi sogni cominciava a preoccuparlo, ma sapeva che se ne avesse parlato a qualcuno, sarebbe stato considerato un matto da tutta Via Piedestorpio. Si alzò affannosamente, un po' triste per aver abbandonato quel caldo rifugio ma contento allo stesso tempo di essersi allontanato dai sogni. Passandosi una mano tra i capelli corti e lucenti, pensò a ciò che avrebbe fatto il giorno stesso, nonostante sapesse già che come al solito avrebbe oziato. Simile ad una creatura che vive sotto terra, Malvin si ritrasse e coprì il viso dalla luce che filtrava dalla finestra: il melo in giardino ostacolava non poco la luce, ma conferiva a questa una nota di vermiglio che nel complesso creava un effetto piacevole. Ma ovviamente, a Malvin tutto ciò non interessava di certo.
La casa di zio Manfred era un vero toccasana per le stanche membra desiderose di ristoro e per prendersi una pausa per interrompere magari, quella che poteva essere una vita frenetica. Dopo una colazione abbastanza misera, basata su biscotti duri come pietre e su latte già utilizzato da diversi giorni, Malvin si posizionò su quella comoda e soffice poltrona, sua unica compagna. Fumare tabacco davanti ad un camino spento probabilmente era la lietezza più gradita a Malvin. Candem era grande, magnificente e radiosa, come fosse un nucleo di luce pura, ma lì a Via Piedestorpio, Melvin se ne rimaneva rintanato e silenzioso, completamente privo di pensieri. D'un tratto un batter di porta, -Toc,toc-, ammutolì Malvin, il quale non voleva e non si aspettava visite. -Chi va là!- -Dimmi il tuo nome o non varcherai questa soglia!-silenzio. -E' questa la cordialità che risiede a Candem? Ebbene si, i tempi son cambiati-, interloqui una voce esterna roca ma possente, come se esprimesse la stazza dell'individuo -V-Vuoi dirmi chi sei?-rispose Malvin-Se mi rispondi ti aprirò!-. -Ahi, ahi, che maniere! Se vuoi saperlo sono Verulest, ramingo e noto "portatore di sciagura", come dite voi compaesani-. Malvin rabbrividì. Certo, una visita era inaspettata, e non avrebbe cambiato nulla nel corso della giornata, ma quella visita! Si dice che Verulest fosse un semiumano, un umano nato dall'unione di una forma pura, con una specie-oltre-le-Critosin. Come avesse fatto un umano a varcare le Critosin di certo nessuno aveva la più pallida idea, tuttavia, doveva essere successo molte stagioni addietro ancor prima che il padre del padre di Malvin nascesse. L'ignoto che ruotava attorno a Verulest suscitava o curiosità a pochi, o timore a tanti. Era certo che Verulest non avesse molti amici, anzi, forse non aveva nessun amico: un po' egoisticamente, preferiva frequentare persone che gli sarebbero tornate utili in futuro. Ahimè, questo è tutto quello che so, non ho idea di cosa facesse nel tempo libero ne dove andasse ma so per certo che i pregiudizi su di lui erano spesso crudi, ma al contempo ammirevoli e rispettosi, poiché Verulest era un individuo di gran giudizio e di arcana sapienza. Mosso da qualcosa di inesprimibile e che non apparteneva di certo a lui, Malvin aprì il robusto portone di frassino, per trovarsi davanti qualcosa in più di un semplice umano.


NOTA: Questo capitolo è un abbozzo del Cap. I. Manca la prefazione, che al momento sto cercando di scrivere inserendoci anche informazioni più dettagliate e curiose. Inoltre, sono un blogger alle prime armi :)

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